Altro che maggioritario

Stabilità in Inghilterra

Difficile da digerire, per il conformismo dilagante della nostra opinione pubblica, l’idea per la quale, mentre l’Italia avrebbe voluta darsi la stabilità politica della Gran Bretagna, la Gran Bretagna, si starebbe riducendo come l’Italia. Dai giornali di questi giorni non si riesce nemmeno a credere che il liberale Nick Clegg dato per morto dopo 5 anni di rospi ingoiati nel governo Cameron, possa diventare quello che fu Craxi negli anni 80 del secolo scorso, ovvero l’ago della bilancia. Clegg era preso sul serio quando si candidava a vincere le elezioni e a guidare il paese, nessuno invece sembra voler sopportare il suo ruolo di comprimario, tale da impedire una piena vittoria al partito conservatore e pure di garantirgli la maggioranza. Non è che Clegg di possa suicidare, per quanto qualcuno lo desidererebbe, perché la democrazia britannica ha sempre visto un partito liberale con alterne fortune e se ora nonostante una legge rigorosamente maggioritaria, il panorama politico si è talmente scompaginato da dare alla formazione di Clegg un ruolo principale, c’è poco da fare gli schizzinosi, in quanto i liberali rispettano pienamente le regole democratiche. Non c’è legge elettorale che tenga quando è in ballo il destino del Paese, ed è evidente che la Gran Bretagna non riesca più ad assuefarsi alla competizione fra i due partititi che sono stati rivali storici. Ora che ce ne sono una mezza dozzina, esattamente come è stato per decenni in Italia e le alchimie politiche saranno più complesse, i liberali avranno più peso ed è giusto, non sbagliato. C’è un rischio di instabilità maggiore? Sarà un rischio che la Gran Bretagna saprà correre, forte delle sue tradizioni nazionali. È chiaro che l’instabilità politica in Italia possa suscitare maggiori apprensioni, il nostro è un paese in cui la crisi di governo è sempre stata una costante, salvo pochi periodi. Ma è stato ridicolo pensare che ciò derivasse da una diversa legge elettorale ed i vent’anni di maggioritario appena trascorsi, lo testimoniano, altrimenti non staremmo ancora a discutere della legge elettorale. Il problema sono semmai le forze politiche e quelle britanniche, a guardar bene sono le stesse da tre secoli. Laburisti, Conservatori, Liberali. Poi ci sono le formazioni indipendentiste a vario titolo che abbiamo sempre conosciuto. Se sono saltati i vecchi equilibri, è perché i britannici si sono stufati dei partiti tradizionali al punto che non intendono affidare più ano solo fra loro l’intero governo del paese, si procederà con delle coalizioni e chissà, a quel punto si spingeranno a modificare la legge elettorale in senso proporzionale.

Roma, 6 maggio 2015